Premessa




Generazione Assopita.

In un mondo dove avviene l'inverso di quanto dovrebbe giusto essere, e dove la logica predominante è quella della non logica, può anche avvenire che vi sia colui, che di un uomo come me che è alla ricerca della verità penserà come di un folle, come di una persona da far tacere, come di una persona pericolosa per gli altri e per il "quieto vivere".
Io infatti, è proprio di questo "quieto vivere" che vi parlo, quel quieto vivere che nessuno dovrebbe accettare, ma che di fatto tutti hanno accettato: il compromesso, il silenzio, l'accettazione, il far finta di nulla, il sorvolare, il minimizzare, il complottare, l'accordarsi, il tacito consenso e tutte quelle cose simili a queste, che sono superficialità, che poi nel tempo diventano indifferenza, che si trasformano in pretesa, maturando poi in superbia, che dunque diventano egoismo, e lentamente questo egoismo si muta in ipocrisia che sfocia irrimediabilmente nella cattiveria e nell'odio.

Infatti, quando un uomo è superficiale, diviene anche indifferente innanzi ai suoi stessi problemi, dunque è per forza di cose indifferente ai problemi altrui, e tale indifferenza, poiché non tiene conto degli altri, si trasforma in pretesa verso gli altri.
Quando poi l'animo umano conosce la pretesa a scapito altrui, per forza di cose diventa superbo, perché il superbo, concettualmente, in idee e convinzioni, sempre pretende senza nulla concedere.
La superbia poi chiude gli occhi e la mente, e quando l'uomo non ha occhi per vedere e mente per pensare, diventa egoista, perché oltre a se stesso, nulla vede e nulla concepisce.
L'egoismo è un concetto ipocrita, perché l'egoismo innalza se stessi, e quando un uomo si innalza rispetto agli altri, per forza di cose è un ipocrita.
Se infine, la superbia è colei che chiude occhi e mente, l'ipocrisia che è sua stretta parente, è colei che toglie ogni speranza al ravvedimento, al ragionamento ed all'auto critica.
Quando v'è tutto questo in un essere umano, non vi è nulla di buono e se non vi è nulla di buono, v'è solo cattiveria che esploderà nelle circostanze favorevoli, in odio.

Tutto questo imprigiona l'uomo in se stesso, lo trasforma schiavo di se stesso e lo isola in un mondo concettualmente repressivo, degenerativo e segregativo, per se e per gli altri.
Dunque, di fatto, colui che vive in tali condizioni è prigioniero del proprio status, è carceriere e carcerato di se stesso, è un uomo che si è privato di qualsiasi libertà, perché vive una propria falsa ed illusoria realtà maligna ed occulta, che cerca disperatamente di giustificare se stessa come unica realtà concepibile.
Questa, è la più severa delle prigionie, talmente grande da non concepire il concetto della libertà e del rispetto altrui.

L'uomo invece, deve essere libero di se stesso ed in se stesso, per se stesso, e quando è libero per se stesso, diventa fonte di libertà per gli altri suoi simili, ma per essere realmente libero, l'uomo deve vivere la percezione del vedersi vittima delle regole dettate da suoi simili presuntuosi, i quali hanno imprigionato la mente umana entro una cornice di pensieri e stili di vita, oltre i quali vi è il terrore ad andare.
Questi presuntuosi che si ritengono in verità, usano contro coloro che opprimono e sfruttano, una tattica subdola e meschina: il silenzio!
Nascondono e tacciono altre realtà e quando non sanno cosa dire o cosa fare, quando di fronte alla tua verità sono in seria difficoltà, questi vigliacchi che non a caso ricoprono ruoli sociali di spicco, tacciono e si nascondono, poiché schiavi dell'incapacità di essere se stessi, perché servi di un sistema che loro alimentano con la menzogna e l'inganno, l'ipocrisia e la superbia; un sistema in cui credono e di cui sono servi, perché tutto il loro tempo, tutte le loro energie e tutta la loro vita, è dedicata al sistema attuale che ha ridotto l'uomo di oggi ad essere schiavo dello stesso sistema da lui creato, schiavo di se stesso e schiavo dei suoi simili.
Chi è sfruttato ed oppresso, lo è perché incapace di essere come loro; se non siete ricchi, se non siete tra chi comanda, se non gestite affari di rilievo, se non appartenete ad istituzioni ed idiozie simili, se vi ritenete dei falliti, allora siete tra coloro che questi ipocriti usano e sfruttano per i loro futile piacere di sentirsi importanti.

Io ho già 45 anni, ma ricordo ancora lo spirito che tutti abbiamo avuto in gioventù, quello stesso spirito che i giovani d'oggi avvertono essere in loro per essere sfruttato, ma che non sanno per nulla come poterne usare.
Chi non è più giovane ha già dimenticato questo spirito, perché ormai assuefatto dallo schifo quotidiano.
Vi sto parlando dello spirito di libertà!
A vent'anni ci si sente liberi. Finalmente liberi!
Però non si sa che farsene di tal libertà, perché ci si sente liberi, ma incredibilmente ed assurdamente, già si comprende d'essere diventati prigionieri di qualcosa, di quel qualcosa che a vent'anni tutti sanno identificare: il conformismo!
Ed a venticinque anni cominci a capire che di quella libertà che avevi in te, ne è rimasta poca, perché i coetanei cominciano a far famiglia, le amicizie cominciano a perdersi, il lavoro comincia a schiavizzarti e rimani solo, perché quella libertà che sapevi e potevi esprimere in parole e concetti con gli amici che erano come te, non la puoi più esprimere, semplicemente perché non ne hai più la possibilità.
Non te ne accorgi, ma da quel momento in poi hai cominciato ad incamminarti verso la solitudine, quella solitudine interiore che ti porta a tante domande che non trovano risposta, quella stessa solitudine che culminerà in età avanzata, quando di te nessuno avrà più considerazione alcuna, e quando le tue domande son rimaste domande senza risposta alcuna; e dunque la morte che immancabilmente si avvicina, diventa paura, angoscia e disperazione interiore, perché in quei giorni, realizzerete mentalmente che anche se circondati da parenti ed amici, nell'attimo della morte ormai prossima sarete per la prima volta in assoluto, destinati a vedervela con voi stessi ed a fare affidamento solo in voi stessi: nulla e nessuno potrà insegnarvi nulla, consigliarvi su nulla, dirvi nulla ed aiutarvi in nulla, e di tutto quanto avevate ed eravate, non saprete che farvene, perché la realtà che v'attende è diversa e sconosciuta.
Ma prima che tutto questo avvenga, a trent'anni speri ancora, però più negli altri che in te stesso, ed a quarant'anni hai capito che sei rimasto nel gregge, come tutti gli altri.
E la libertà dov'è finita?

Avete mai osservato un gregge di pecore?
Rimangono unite l'una all'altra con tutto lo spazio che hanno a disposizione, e se una si dirige a destra tutte vanno a destra, e se l'altra va a sinistra tutte vanno a sinistra, e se il pastore fischia, c'è pronto in cane che impedisce alle pecore "furbette" di andare dove vorrebbero andare.
Ma ogni tanto, una ogni tanto, molto raramente v'è nel gregge la pecora nera.
Proprio quella!
E cos'è la pecora nera?
E' quella diversa dalle altre, quella che si domanda: "Ma perché devo andare dietro a tutte le altre?".
Quella pecora è nera perché ha in se' quello spirito di libertà che le fa percepire una realtà diversa da quella che vivono tutte le altre pecore.
Lei, è semplicemente il negativo delle altre, cioè l'immagine opposta.
E rispetto alle altre, la pecora nera ha anche qualcos'altro in più: l'ostinazione, la caparbietà, la forza di reagire ed anche una buona dose di aggressività che le serve per difendersi da quel cane che è al servizio del suo padrone.

Io non ho mai rinunciato a quello spirito di libertà!
Se siete ormai tronchi galleggianti nel piatto mare del conformismo, provate a guardare in alto: v'è un gabbiano che dall'alto vede meglio di voi e vi indica la corrente da seguire per approdare alle spiagge della libertà, nell'isola della vita riscoperta.
Quel gabbiano, è la vostra coscienza che prima di abbandonarvi del tutto, ha deciso di sorvolare per l'ultima volta la vostra superficialità, la vostra ostinazione, la vostra stupidità e la vostra arroganza per darvi ancora una possibilità.
Non lasciate che quel gabbiano si allontani da voi, al quel punto rimarreste veramente per sempre tronchi senza vita in quel mare del conformismo, che verrà travolto dalle burrasche della disperazione!

Io non pretendo di insegnarvi nulla.
Non potrei, perché non ne ho le qualità, ne l'autorità e tanto meno la capacità.
Voglio solo darvi spunti di riflessione.
Poi, sta a voi comprenderli ed usarli.

Poche righe sopra vi ho descritto come nascono la cattiveria e l'odio, che sono il male.
Ebbene, il punto di partenza è la superficialità, alla quale ben gli si combina il silenzio di comodo, che di fatto è il seme di partenza.
Se vi sono a piede libero politici e gente di potere, persone di guida culturale e religiosa, o comunque di rilievo sociale che v'hanno portato alla crisi materiale e spirituale, alle difficoltà, alla povertà od addirittura alla guerra, la colpa prima è di tutti coloro che si sono detti: "Che mi interessa! Io ho le mie cose a cui pensare".
Similmente, se qualcuno commette slealtà, inganno, e frode, e non si denunciano a chi di dovere ed alla comunità tutta queste cose di cui o si è testimoni, o se ne è a conoscenza, si è complici di tutto questo, perché il dirsi "...non sono fatti miei...", non giustifica affatto, anzi... alimenta il male di cui si è testimoni.
Chi rimane nel silenzio di comodo, se ne lava le mani dalla sua responsabilità sociale, umana, morale, genitrice, e per chi ci crede, anche spirituale.

Se pensate che non ne valga la pena, io so però che ve ne pentirete...
La libertà in noi stessi, nel nostro spirito e nella nostra mente, non ha prezzo alcuno.
La nostra stessa vita può tranquillamente essere data in nome della libertà; sacrificio della vita inteso come rinuncia a tutto quanto tende a deviarci da noi stessi, dalla nostra genuina identità umana.
Io dunque vi parlo della libertà in noi stessi, della libertà della nostra mente e del nostro spirito.
Il corpo, è per sua intrinseca natura vincolato all'ambiente, ai suoi stessi limiti fisici e biologici ed ai limiti creati da altri uomini per mezzo di imposizioni di varia natura: politica, economica, sociale e persino religiosa, che forse, dopotutto, è la causa prima che se ne rimane dietro le quinte.
Non sempre, praticamente mai, vale la pena morire per la libertà del corpo.
Se il corpo viene rispettato e se vi lasciano vivere con il minimo della dignità, non abbiate a preoccuparvi di nulla, anzi, gioitene e sfruttate tali condizioni; il vostro spirito crescerà in smisurata grandezza, in modo tale al punto che voi stessi andrete in cerca di mantenervi in tali condizioni di vita corporea, perché avrete scoperto in voi quanto ora non avete nemmeno la capacità di immaginare.
Come tutti, anche voi vorreste vivere in felicità e serenità.
E' possibile ed è estremamente facile!
Il primo passo, è la rinuncia. Fatto il primo passo, saprete come fare il secondo e poi tutti gli altri.
Se poi, la rinuncia vi spaventa, allora siete senza speranza, perché vi siete da voi stessi tolti ogni speranza, perché la rinuncia alle cose tempra lo spirito e la mente, li guida verso verità altrimenti invisibili a coloro che tutto vogliono e che su tutti pretendono di dominare.

Quanto vi ho scritto in questo mio blog, l'ho fatto per farvi comprendere in che mondo viviamo, e se siete coloro che dicono "Lo so!" ma però non fanno nulla perché si dicono "...tanto non cambia nulla!", allora vi dico non leggete questo blog, non ne siete degni, non è cosa per voi.
Tornatevene fra le altre pecore...
Ma se credete che qualcosa si possa fare per migliorare se stessi ed il mondo, allora seguitemi in questa piccola avventura del cuore che vi propongo.

Nello spirito della correttezza che ci si deve imporre fra autentiche creature spirituali, devo concludendo dirvi:
anch'io sono uno di voi, ne più, ne meno, anch'io sbaglio e commetto gravi errori, anch'io ho deluso molte persone e le loro aspettative, anch'io continuo in cose che fra qualche anno probabilmente riconoscerò errate.
Ma ho il coraggio comunque, di non rimanere in quel gregge del conformismo che annienta l'essenza umana e tutto il suo potenziale benefico.

Infine, a tutti voi regalo il mio libro che ho composto in oltre sedici anni.
Non è ancora finito, perché lo finirò il giorno in cui morirò, e come voi stessi potrete leggere nella premessa del libro stesso, è probabile che andrò continuamente a modificarlo, a migliorarlo là dove credo debba essere migliorato.
E' tutto per voi!

In autentica amicizia e se permettete, in autentico spirito fraterno, tantissimi auguri a chiunque di voi, anche a coloro che mi sconsiderano e che di quanto io ho scritto ne abbiano a ridere e ridicolizzare.

Giovanni János Bellin.

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